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Ecco perché dovremmo avere più a cuore i pesci

Sabato, 13 Mag, 2023

I pesci sono gli animali più rappresentativi dell'ambiente marino, eppure sono considerati quasi solo come cibo o alla stregua di complementi d'arredo. Basti pensare al linguaggio che usiamo: ci si riferisce ai pesci come merce venduta a tonnellate.

Pesci morti trovati su uno dei pescherecci ispezionati durante la campagna Operazione Albacore di Sea Shepherd Global in Gabon.

Oggigiorno la maggior parte delle persone dichiara orgogliosamente di essere a sostegno della protezione di balene, delfini, pinguini e tartarughe. Anche gli squali, dopo secoli di demonizzazione e del massacro di milioni di esemplari, stanno finalmente iniziando ad ottenere il rispetto e la protezione che meritano in quanto fondamentali predatori all'apice della catena alimentare. La maggioranza dei pesci e di tutte le altre specie marine conosciute come "frutti di mare", però, finiscono ancora nei nostri piatti senza che ci chiediamo come ci siano arrivati o se sia giusto mangiarli.

“Ovviamente questo è un linguaggio scelto con cura, quindi i potenziali consumatori non mettono in dubbio il modo in cui strappiamo all'oceano pesci e altre creature marine”, ha scritto il CEO di Sea Shepherd Global Alex Cornelissen il merito al suo commento sulla pesca sostenibile.

Forse il motivo per cui raramente consideriamo il destino dei circa 2'700 miliardi di pesci selvatici che vengono estratti dall'oceano ogni anno [1] è che semplicemente non sappiamo o non capiamo molto di loro... e ciò che pensiamo di sapere spesso non è corretto. 

Questo, però, può cambiare rendendo le persone più consapevoli in merito a quanto siano realmente complessi e affascinanti i pesci e del ruolo importante che svolgono nel mantenere l'ecosistema dell'oceano.

I pesci sono fondamentali per un ecosistema sano

Sarebbe impossibile che l'oceano restasse sano se non ci fossero pesci. Svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute e dell'equilibrio degli ecosistemi marini e persino nella mitigazione dei cambiamenti climatici.

- Mangiano e vengono mangiati: i pesci sono essenziali nella catena alimentare marina dato che cibandosi delle loro prede come pesci più piccoli, crostacei e plancton ne tengono sotto controllo il loro numero. Forniscono, inoltre, sostentamento a un'ampia gamma di predatori come pesci più grandi, uccelli marini e cetacei. Il fatto che gli esseri umani stiano facendo diminuire drasticamente il numero di pesci nei mari causa effetti a cascata che mettono in pericolo innumerevoli altre specie che dipendono da questi per la loro sopravvivenza.

- Forniscono nutrienti all'oceano: gli escrementi dei pesci vengono decomposti da batteri e altri microrganismi. Questo aiuta a riciclare i nutrienti, rendendoli assimilabili dal fitoplancton e dalle alghe, che a loro volta sono fondamentali per il processo di fissazione di quantità significative di carbonio attraverso la fotosintesi.

- Sono vitali nella creazione di alcuni habitat: alcune specie ittiche, come i pesci che costruiscono la barriera corallina, svolgono un ruolo cruciale nella creazione e nel mantenimento di habitat nei quali vivono altri organismi marini. I pesci pappagallo, ad esempio, si nutrono di alghe impedendo la crescita eccessiva che soffocherebbe i coralli, e in questo modo aiutano a mantenere intatte le barriere coralline.

- Contribuiscono alla biodiversità: ci sono circa 34.000 specie conosciute di pesci, più di tutti gli altri vertebrati del pianeta messi insieme. Questa biodiversità è vitale per la salute generale dell'oceano, in quanto contribuisce alla stabilità e alla resilienza dell'ecosistema.

- Sono fondamentali per il processo di assorbimento del carbonio: i pesci contribuiscono al sequestro del carbonio nella misura in cui, dopo la morte, i loro corpi affondano nei fondali oceanici, contribuendo a rimuovere anidride carbonica dall'atmosfera. I pesci, inoltre, espellono carbonato di calcio, che può dissolversi nell'acqua di mare e portare all'accumulo di carbonio sotto forma di carbonio inorganico disciolto [2]

Pur sapendo quanto siano importanti i pesci per mantenere un oceano in salute, trattiamo ancora i pesci come se fossero una risorsa infinita. Il consumo di pesce è quadruplicato negli ultimi 50 anni, due volte più velocemente della crescita della popolazione umana, perché in media una persona ora mangia quasi il doppio di pesce rispetto a mezzo secolo fa. Nel 1974 solo il 10% delle zone di pesca mondiale era considerato “sovrasfruttato”. Ma oggi, secondo la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD), quasi il 90% delle zone di pesca mondiali sono ritenute sfruttate, sovrasfruttate o esaurite. Oltre la metà delle zone di pesca al largo delle coste dell'Africa occidentale è sovrasfruttata e qui Sea Shepherd Global combatte con i governi locali per fermare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU), che minaccia ulteriormente le popolazioni ittiche [3].

I progressi tecnologici hanno reso ancora più facile il lavoro dei pescherecci industriali che ogni anno strappano al mare quasi tre trilioni di pesci. I metodi di pesca che impiegano, inoltre, non sono solo dannosi per l'oceano e per gli habitat marini, ma sono anche crudeli per i pesci e per altre specie che, se pur non utili alla pesca, rimangono comunque impigliate nelle loro reti morendo tra atroci sofferenze.

Sea Shepherd e la marina del Gabon ispezionano un peschereccio con reti a circuizione durante l'Operazione Albacore.

Sì, i pesci possono provare dolore

"Abbiamo a lungo pensato ai pesci come a esseri molto semplici e molto diversi da noi, quindi non ci importava davvero come venivano uccisi", afferma la biologa ittica Victoria Braithwaite. "Le reti a strascico, ad esempio, causano ai pesci una morte piuttosto raccapricciante: subiscono il trauma barometrico di essere strappati dall'oceano all'aria aperta per poi soffocare lentamente". [4]

Uno dei motivi per cui è così difficile per noi relazionarci con i pesci è che non crediamo che provino dolore. Questo malinteso è durato così a lungo semplicemente perché, fino a poco tempo fa, non c'erano studi scientifici che dimostrassero il contrario. [5]

Gli esperimenti di ricerca condotti dai biologi negli ultimi 15 anni, però, hanno fornito prove sostanziali sul fatto che i pesci provano davvero dolore, proprio come i mammiferi e gli uccelli. [6] I pesci sono, infatti, specie altamente evolute dai sensi molto sviluppati che danno loro la capacità di vedere più colori degli umani, annusare dai recettori lungo i loro corpi, percepire i campi elettromagnetici o persino navigare per migliaia di miglia. 

"Come potrebbero non sentire dolore?" chiede la famosa oceanografa Sylvia Earle in un'intervista del 2018 a The Guardian. “I pesci esistono da alcune centinaia di milioni di anni. Noi siamo dei novellini a confronto. Trovo sorprendente che molte persone sembrino shockate dall'idea che i pesci provino dolore".

È quindi probabile che sia il dolore - e non semplicemente il frutto di un'azione riflessa - lo stimolo che fa piegare violentemente il corpo dei pesci quando vengono agganciati per la bocca dall'amo subendo le conseguenze del metodo di pesca più comune: l'asfissia.  Alcuni pesci impiegano più di un'ora a morire per soffocamento quando vengono tolti dall'acqua [7]. E questo solo se sopravvivono allo schiacciamento sotto il peso degli altri pesci presenti nelle enormi reti che impiegano i pescherecci industriali al giorno d'oggi.

Sfortunatamente, anche se gli scienziati ora sono concordi sul fatto che i pesci sono esseri senzienti che possono provare dolore, questo non ha cambiato il modo in cui l'industria della pesca li porta sulla nostra tavola, specialmente se catturati in mare. I metodi di pesca industriale che schiacciano, soffocano o congelano pesci vivi e altre specie marine sono, infatti, perfettamente legali.

Pesci morti che scivolano nella stiva di un peschereccio con reti a circuizione in Gabon

Le capacità cognitive ed emotive dei pesci

Se non sei preoccupato per quanto siano importanti i pesci per un oceano sano o se non sei toccato dalla loro capacità di soffrire, forse possono impressionarti con la loro astuta ingegnosità.

Dimentica la falsa e vecchia credenza secondo la quale i pesci hanno solo una memoria di soli 3 secondi. La ricerca negli ultimi anni ha dimostrato che i pesci sono creature incredibilmente intelligenti con abilità cognitive avanzate, come l'apprendimento, la memoria e le capacità di risoluzione dei problemi.

"I pesci sono più intelligenti di quanto sembri", scrive il professor Calum Brown, famoso ricercatore in questo ambito, nel suo articolo su New Scientist, Animal Minds: Not Just a Pretty Face. “In molte aree come la memoria, i loro poteri cognitivi corrispondono o superano quelli dei vertebrati “superiori”, compresi i primati non umani. Dato il ruolo centrale che la memoria gioca nell'intelligenza e nelle strutture sociali, poi, i pesci non solo riconoscono gli individui, ma possono anche tenere traccia di complesse relazioni sociali".

Ecco solo alcuni esempi:

- Cooperano: murene e cernie comunicano attraverso particolari gesti per andare a caccia insieme, aiutandosi a vicenda a localizzare e catturare le prede [8]

- Ricordano il tuo viso: i pesci possono riconoscere e ricordare i volti delle persone che li nutrono, cosa che gli scienziati in precedenza pensavano fosse possibile solo per pochi animali come cavalli, mucche, cani e alcuni uccelli come i piccioni [9]

- Usano strumenti: i pesci zanna usano le rocce come strumenti per aprire le vongole di cui si cibano, comportamento documentato solo di recente in video [10]

- Sono buoni comunicatori: i pesci elefante parlano tra loro usando impulsi elettrici nella coda che possono trasmettere qualsiasi tipo di informazione come la specie del segnalatore, il sesso, l'età, lo stato di dominanza e persino i suoi stati emotivi come aggressività, sottomissione e corteggiamento [11].

- Non hanno bisogno del GPS: è risaputo che i salmoni sono tra i più grandi navigatori grazie alle loro capacità sensoriali avanzate che utilizzano l'orientamento del campo geomagnetico, una sorta di bussola 3D interna e persino il loro incredibile senso dell'olfatto che è in grado di rilevare nelle correnti oceaniche anche solo alcune parti per milione del fiume nel quale sono nati così da guidarli nella loro migrazione percorrendo fino a 50 km al giorno e fino a 3000 km in totale, nuotando controcorrente per deporre le uova esattamente negli stessi corsi d'acqua dolce in cui sono nati [12].

- Hanno personalità individuali: oltre ad essere intelligenti e capaci di provare dolore, una nuova ricerca sta anche dimostrando ciò che molte persone che trascorrono del tempo con i pesci già sanno: i pesci hanno anche personalità, emozioni e vite interiori uniche. Sylvia Earle chiama le cernie “Labrador del mare” per la loro forte personalità. Una cernia gigante di nome Ulisse allo Steinhart Aquarium di San Francisco si sdraiava su un fianco e apriva la sua enorme bocca per essere accarezzata. Ma solo dalle persone che le piacevano; sparava acqua a tutti gli altri [13].

- E... possono guidare! Nel 2021, gli scienziati hanno utilizzato un'interfaccia "pesce su ruote" appositamente progettata che ha permesso ai pesci rossi di controllare un'auto robotica sulla terraferma: in sostanza un serbatoio trasparente su una piattaforma a quattro ruote che si muove in base all'orientamento e ai movimenti del pesce all'interno, che imparato rapidamente a rincorrere il cibo [14]!

Una cernia gigante a Cuba. Foto donata a Sea Shepherd Global da Marco Rossi

Cos'altro ci manca?

Se tutte queste non sono ragioni sufficienti per smettere di uccidere indiscriminatamente i pesci, considera il fatto che molte di queste scoperte sulle incredibili capacità dei pesci e sul loro ruolo nel mantenere sani gli oceani sono state fatte solo negli ultimi due decenni!

Se non sapevamo nulla di tutto ciò fino a poco tempo fa, cos'altro ci stiamo perdendo? Cosa ancora potremmo scoprire se usassimo le nostre risorse proteggendo e imparando a conoscere il mare e la fauna marina che vive al suo interno, invece di cercare modi più "efficienti" di sfruttare e consumare tutto fino a quando l'oceano non sarà altro che una zona morta?

Sea Shepherd Global si trova attualmente nell'Oceano Antartico per l'Operazione Antarctica Defense, dove abbiamo fermato pescherecci da traino industriali che prendono di mira branchi di balene per rubare il krill direttamente dalla loro bocca. Perché stiamo svuotando uno degli ultimi ecosistemi incontaminati del suo krill? Perché abbiamo già esaurito la maggior parte dei pesci in natura a causa della pesca eccessiva, quindi ora stiamo raccogliendo enormi quantità di krill per nutrire i pesci d'allevamento e vendere integratori per la salute.

Reti piene di krill sul ponte di un peschereccio in Antartide. Foto di Sea Shepherd Global

Cosa puoi fare?

1. Tieni il pesce fuori dalla tua dieta: sia che si tratti di pesce selvatico o di krill selvatico preso dall'Antartide, i pesci stanno meglio nell'oceano!

2. Attento a come parli: possiamo anche contribuire a fare la differenza usando un linguaggio più accurato quando parliamo delle creature viventi nell'oceano:

- Invece di dire "riserve di pesce", puoi dire "popolazioni ittiche"
- Invece di dire "frutti di mare", puoi dire "crostacei e molluschi"
- Invece di "pesce raccolto", puoi dire "pesce pescato"

3. Sostieni l'operazione Antarctica Defense di Sea Shepherd, fai una donazione oggi.

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